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Ciao Genio


"Massimo Tamburini era per chi lo ha conosciuto in Ducati il Maestro". Lo ricorda Claudio Domenicali, Amministratore Delegato Ducati Motor Holding
"Se n'è andato nella notte tra sabato e domenica e noi tutti lo vogliamo ricordare con un saluto da motociclisti, da appassionati, riconoscenti per il grande contributo che ha lasciato al nostro mondo, al design e alla tecnica della motocicletta, realizzando oggetti immortali e capaci di segnare vere e proprie pietre miliari tra le moto prodotte negli ultimi 50 anni. Io ho avuto la fortuna, giovane laureando in Ingegneria, di laurearmi con una tesi su telaio e forcellone della 916, svolta nel 1989. Poi di osservare, dal 1990 al 1996 cosa per Tamburini significasse sviluppare una moto.

Tamburini ha realizzato , come capo di CRC diverse moto tra il 1986 e il 1996, le più famose delle quali sono il Paso e la straordinaria 916.

Un misto di tecnica e arte, una maniacale attenzione al dettaglio, alla spasmodica ricerca di un livello di qualità e precisione sconosciuta nell'industria a quei tempi. Pretendeva l'impossibile da tutti, dai progettisti a chi realizzava le attrezzature, ma alla fine quando si presentò sul mercato la 916 segnò la storia: una 1000 con le dimensioni di una 125 e uno stile ancora oggi straordinariamente attuale. Sanguigno, romagnolo, tagliava in due i telai quando al collaudo dimensionale non erano conformi. Puro al punto di rifiutarsi di realizzare una versione biposto della 916. Ci rimane questo grande insegnamento: la moto è un sogno, e una Ducati un sogno splendido. Nella memoria di un grandissimo artista, abbiamo la responsabilità di realizzare il suo sogno, e portare in alto nel mondo la bandiera delle due ruote "Made in Italy", con il livello di qualità e perfezione con cui Massimo ci avrebbe "tollerato". Grazie Massimo."

Massimo Tamburini, riminese classe 1943, è stato il direttore tecnico e fondatore della Bimota dal '73. Uscito dalla Bimota nel 1983, dopo una breve parentesi come direttore tecnico del team Gallina (anno 1984), venne assunto in Cagiva nell'85 (allora proprietaria anche del marchio Ducati) e iniziò dirigendo prima il COR, Centro Operativo Rimini, e poi dal '90 anche il Centro Stile del gruppo Cagiva. La sua storia, ma anche una parte importante del suo successo professionale, è legata a Ducati, Nel 1993 aprì il CRC, Centro Ricerche Cagiva, del quale Tamburini prima fu direttore e poi dal ‘97 anche amministratore delegato. Tamburini lascio Castiglioni nel 2008, quando entrano gli americani dell'Harley-Davidson. Per tre anni si impegnò in un patto di non-concorrenza.

Massimo Tamburini ha sempre avuto una gran passione per le corse e per le moto sportive. Basta citare le moto da corsa progettate e realizzate da lui per comprendere la sua passione e il suo grande ingegno: dalla Paton 500 del '73, alle Bimota YB1 250 e 350, HD1 250, HD 350 e 500, fino alla Bimota SB1 500; qualcuno ricorderà la Morbidelli 250 per Giacomo Agostini, poi le YB2 e YB3 250 e 350, la Suzuki 500 GTA del team Gallina con lo sterzo indiretto e progressivo, infine la Cagiva 500 GP dell'89, quella di Mamola, per la sola parte stilistica. Per lui hanno corso Giuseppe Elementi (primo pilota Bimota), poi tra gli altri Cecotto, Villa, Matteoni, Paci, Eckerold, Ferrari, Lucchinelli, Uncini, Fogarty, Bayliss, Scassa.

Tuttavia, decisamente più famose delle moto da corsa sono, in tutto il mondo, le sue moto stradali. La prima fu la Bimota HB1 750 realizzata nel 1973 dopo una caduta a Misano, curva della Quercia, con la sua CB Four personale; probabilmente, non avesse demolito la sua Honda, forse non l'avrebbe ricostruita a suo modo e non sarebbe mai diventato il Tamburini che conosciamo. Da lì la serie delle Bimota: SB2 750 ('77), KB1 900 ('78) e poi 1000, SB3, KB2 500, HB2 900, KB3, SB4, HB3 1100. Del 1985 è la Cagiva Aletta oro 125, e l'anno dopo arriva per il gruppo Cagiva la Ducati Paso 750, la prima stradale con carrozzeria integrale. Seguono la Freccia C9 125, la C10 nell'88 e nel 1990 la favolosa Mito. Ma il capolavoro indiscusso di Tamburini arriva nel 1993, l'innovativa Ducati 916, per molti il più grande capolavoro del mondo motociclistico; nel '95 venne prodotta la 748 e nel '95 la Cagiva Canyon 900. Poi le moto marchiate MV: nel 1997 la F4 750 Oro e l'anno dopo la S, nel 2000 la Brutale Oro seguita ancora dalla S, nel 2002 la F4 1000 Ago (poi S, Tamburini e Senna), nel 2007 la F4 1078 Claudio Castiglioni; e infine la Husqvarna STR 650 Super Motard.

Tante le ideazioni tecniche innovative firmate da Massimo. Tra loro, la prima moto con sospensione posteriore a geometria progressiva (1975), il primo forcellone a Boomerang (1976), la prima moto in produzione con telaio perimetrale (1978). Alla base della sua progettazione c'è sempre stata la compattezza, l'evoluzione costante, la leggerezza, la bellezza. Alle moto si aggiungono tanti brevetti per manubri e pedane a regolazione di assetto, sterzo monolitico regolabile nell'angolo di sterzo, ammortizzatori di sterzo trasversali, sistemi rapidi di fissaggio ecc.

Con Massimo Tamburini se ne va un pezzo importante della nostra storia, un grande appassionato e un tecnico di eccellenza.

Ciao Maestro!