«La Ducati non deve essere una Yamaha. Piuttosto, una moto che ogni pilota potrà guidare fino al suo limite. In Yamaha era il livello dei piloti a determinare la velocità della moto, non viceversa. Il prossimo anno vorrei vedere i piloti Ducati sparpagliati in griglia, non tutti dietro come ora». Sono le parole di Jeremy Burgess, che risponde cosi alla Gazzetta dello Sport quando infila il dito nella piaga chiedendo se la Ducati sarà “Yamahizzata” nel 2012.
Il capo tecnico di Valentino Rossi, e compagno di mille avventure, non se la sente di condannare la Ducati per le scelte ingegneristiche prese in passato, ma sotto sotto, il suo non è un complimento quando parla di telaio perimetrale e errato utilizzo del carbonio: «Non sono pro o contro questa soluzione (il doppio trave n.d.r.). Sarebbe sbagliato buttare via in un colpo cinque anni di lavoro, piuttosto serve un progetto parallelo che non sia incentrato solo sulla moto in carbonio. Puntare subito sul carbonio ha reso tutto più difficile, sappiamo troppo poco del suo comportamento applicato alle moto da corsa».
Dopo il flop GP11.1, anche Jeremy Burgess conferma che si sta lavorando a soluzioni completamente nuove: «Io non ho mai pensato che sarebbe stata la moto del prossimoanno. La Ducati ha una storia giovane e per la prima volta ha al timone un pilota esperto come Valentino. Sono convinto che tra qualche mese ci guarderemo indietro e diremo che abbiamo fatto bene. Vogliamo una moto facile, ripercorrendo la strada del 2004: trovammo una Yamaha che l’anno prima aveva fatto soloun podio e che oggi è la moto di riferimento».